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DAME TU LIBERTAD...




Dame tu libertad. 
No quiero tu fatiga, 
no, ni tus hojas secas, 
tu sueño, ojos cerrados. 
Ven a mí desde ti, 
no desde tu cansancio de ti.
 Quiero sentirla. 
Tu libertad me trae, 
igual que un viento universal, 
un olor de maderas 
remotas de tus muebles, 
una bandada de visiones 
que tú veías 
cuando en el colmo de tu libertad 
cerrabas ya los ojos. 
¡Qué hermosa tú libre y en pie! 
Si tú me das tu libertad me das tus años 
blancos, limpios y agudos como dientes, 
me das el tiempo en que tú la gozabas. 
Quiero sentirla como siente el agua 
del puerto, pensativa, 
en las quillas inmóviles el alta mar.
 La turbulencia sacra. 
Sentirla, 
vuelo parado, 
igual que en sosegado soto
siente la rama 
donde el ave se posa, 
el ardor de volar, la lucha terca 
contra las dimensiones en azul. 
Descánsala hoy en mí: la gozaré 
con un temblor de hoja en que se paran 
gotas del cielo al suelo. 
La quiero 
para soltarla, solamente. 
No tengo cárcel para ti en mi ser. 
Tu libertad te guarda para mí. 
La soltaré otra vez, y por el cielo, 
por el mar, por el tiempo, 
veré cómo se marcha hacia su sino. 
Si su sino soy yo, te está esperando.


(non ricordo l'autore.... e me ne scuso...)

AI CASONI DI SUVERO


ALBERGO - RISTORANTE
“DEI CACCIATORI”
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Sinfonia n°9 op.95 "Dal nuovo mondo" - A. Dvorak


Semplicemente una meraviglia d'armonie si può definire quella che è fra le più famose, se non la più famosa sinfonia di Dvorak. Composta nel 1893, è una sorta di omaggio che egli tributa alla sua nuova patria, l'America, che egli espresse con queste parole: "Impressioni e ringraziamenti dal nuovo mondo".
Solo ascoltandola si può capire come il compositore abbia scritto una vera e propia musica nazionale, una musica nella quale ha messo tutto il suo amore. Un'amore per la patria che, a come sono alcuni temi, io lo potrei chiamare un'amore per la propria donna.
Ma andiamo con ordine. Pur rispettando quelli che sono i movimenti della sonata classica, egli vuole ispirarsi all'armonia e a temi che rievocano le prime popolazioni d'america, gli indiani; tant'è vero che soprattutto nei movimenti centrali, non copiando temi e cercando d'essere sempre originale, Dvorak si ispira ad essi stessi creando lui stesso delle "tradizionali" musiche indiane.
Il primo movimento sembra un trionfo, quasi una specie di scoperta dell'America. Uno stesso tema fatto e rifatto da diversi strumenti. Quasi il primo urlo del nostromo e poi tutto un grido di gioia, una esaltazione massima della terra sognata, della terra dell'oro, quasi... della terra della vita. Un'osanna vero e proprio, che ha fatto esplodere il successo per questa sinfonia che gli americani, a ragione, ritengono "tutta per loro"
Il secondo movimento richiama le grandi foreste del nord, dove vi sono gli indiani, violini e flauti che in modo magico suonano melodie con degli eco favolosi. Sembra di star sulle montagne, nel verde, contemplando magari sull'orlo di un precipizio una distesa meravigliosa che sembra tutta congiungersi al cielo, misto di verde e azzurro. Paesaggi del nord meravigliosi. Il tema predominante è quello di uno spirituals, o meglio derivato da uno spirituals, intitolato "Scendi piccolo carro". Le parole sono: "l'ultimo viaggio lo faremo lentamente, dondolando su di un piccolo carro e giungeremo a casa, dove gli angeli ci accoglieranno"
Il terzo movimento, con il suo movimento vivace accompagnato dal tamburo, sembra proprio rievocare melodie e ritmi primitivi. Vi sono vari temi che vi si intrecciano. Ma alla fine, il primo tema, con il quale s'è aperto, è di nuovo lentamente richiamato e poi dopo una pausa tutto finisce con un accordo violento. Danno allegria questi temi, simpatici, quasi delle danze spensierate che son talmente genuine che sembrano non essere per niente intaccate da quella che è, passatemi il termine, "la musica della civiltà moderna", melodie che non vogliono scomparire e si suseguono le une alle altre. Senza prepotenza.
Ed eccoci all'allegro con fuoco. Un sublime tema, strafamosissimo, grandioso, trascinante, che rievoca lo stesso la musica "nera" ma non spiriutals ma quella delle danze, vitali, ritmiche, senza respiro, al massimo. Sfrutta tutte le qualità orchestrali e penso debba essere anche una grossa soddisfazione suonarlo. Il secondo tema è molto più pacato. Il terzo tema di nuovo richiama delle danze.
Quando la sinfonia fu eseguita, tutti i giornali ne parlarono. Alla prima esecuzione lui non partecipò. Questa fu di pomeriggio e ci fu un pubblico prevalentemente femminile.
Alla seconda esecuzione, il 16 Novebre 1893, egli vi presenziò con la famiglia e i suoi allievi. Alla fine di ogni movimento ci furono lunghissimi applausi e ovazioni. Si dice che dopo il "largo", egli dovette addirittura alzarsi per ringraziare il pubblico che lo osannava. Fu così che in poco tempo fu eseguita in tutto il mondo risquotendo ampi consensi e plausi.
Io possiedo un'incisione in cui suona la Czech Philharmonic Orchestra, diretta da Vaclav Neumann.

Tratto da ( http://www.ciao.it/Sinfonia_n_9_op_95_Dal_nuovo_mondo__Opinione_340120 )

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UN ANNO ( di Giancarlo Guzzardi )



E' passato un anno esatto dal giorno in cui ho deciso di aprire questo blog.( http://gguzzardi.interfree.it/ )

In questo lasso di tempo non mi era mai capitato di pensarci, non so perchè, forse non era importante, forse non era semplicemente il momento. Ma con una di quelle coincidenze strane che si nascondono nel quotidiano e ci sfuggono quasi sempre, in questa notte lunga come altre ho guardato il primo timido post inserito, quando non sapevo ancora cosa ne avrei fatto di questa lunga pagina, poi diventata "nera come la notte" e, come la notte, complice delle mie emozioni.

Quel post porta la data del 28 novembre 2006. Un solo titolo e una piccola immagine dedicate al Mediterraneo.

.... "e jo che pensava che no me importava..", canta una milonga dei Gotan project...

Vedere d'improvviso, quella data ormai racchiusa in un archivio informatico e confrontarla con quella che appare cliccando con la freccina in basso a destra di questo monitor, mi ha fatto davvero un effetto strano, che non so descrivere... o forse sì, per altre ragioni.
Non ho voglia ora di tirare le somme di questo anno nascosto dietro righe di pensieri ed immagini; non ne sento il bisogno, perchè tutto questo non è mai svanito... come potrebbe?

Leggo solo questa poesia di Tagore, prima di andare a dormire.

"Un tempo, ogni mattina,
quando la rugiada splendeva nell'erba,
venivi a dondolare la mia amaca,
slittando dai sorrisi alle lacrime,
io però non ti conoscevo.
Durante i sontuosi mezzogiorni d'Aprile
Tu mi dicevi, credo, di seguirti.
Cercavo però il Tuo viso ed ecco che tra noi
passavano processioni fiorite, uomini e donne
che spargevano le loro canzoni al vento del Sud.
T'ho incrociata, senza riconoscerti, sulla strada.
Poi, certi giorni, pieno di indefinito profumo
d'oleandri e di vento che s'ostina
fra le piante gementi, t'ho lungamente
considerata... ed io non so se Tu
mi sei mai stata sconosciuta."

KAN MAKTUB (Estaba escrito)




Kan maktub...
que te encontrase en el éter caminando
relámpago con fuerza y el destino desmarcado
plegaras las nubes de mi cielo encapotado
y acariciara tu mano mi cuerpo tembloroso y cansado.

Kan maktub...
que nuestras historias se crucen sin quererlo
en parajes destronados de sangre llenos y espanto
desmarques el tiempo que la vida me había trazado
y rescates del destino lo que sin permiso me había robado.

Kan maktub...
que la ternura se hiciese en ti hombre
galopante sobre arenas que queman piel y manto,
restaures cansancios en el semblante reflejado
alas que amparan dolores de esas mis penas y llanto.

Kan maktub...
y los días de amores se engalanaron
olvido en la mente, paz en el alma y canto
danzas de oriente de Luna prometido regalo
y alegría sonora de ave que emprende de nuevas el vuelo.

Kan maktub...
que de lejos aparecieran mirando
ojos extraños y nuestra dicha desearon
sin contemplaciones sus zarpas al corazón lanzaron
desgarro de entrañas que en tiras al sol colgaron.

Kan maktub...
que la cordura perdiera sin recato
negué el rostro desconocido que en el espejo veía reflejado
y sin pensar, el miedo hizo frente al desacato
lanzándome presta a defender el reino soñado.

Kan maktub...
que de silencios esté hoy llorando
tiemble mi voz, se estremezca el corazón y tema por mí el viento
herí la mano que de colores pintó mi cielo azulado
¿Sabrá el camino, para que de regreso me haya perdonado?

Kan maktub...
que solo a ti pueda amar
como te amo.

Supermamà - My Poetisa Espanola